lunedì 31 gennaio 2011

LA LETTERA DI SILVIO BERLUSCONI AL CORRIERE DELLA SERA

Gentile direttore,
il suo giornale ha meritoriamente rilanciato la discussione sul debito pubblico mostruoso che ci ritroviamo sulle spalle da molti anni, sul suo costo oneroso in termini di interessi annuali a carico dello Stato e sull’ostacolo che questo gravame pone sulla via della crescita economica del Paese. Sono d’accordo con le conclusioni di Dario Di Vico, esposte domenica in un testo analitico molto apprezzabile che parte dalle due proposte di imposta patrimoniale, diversamente articolate, firmate il 22 dicembre e il 26 gennaio da Giuliano Amato e da Pellegrino Capaldo. Vorrei brevemente spiegare perché il no del governo e mio va al di là di una semplice preferenza negativa, «preferirei di no», ed esprime invece una irriducibile avversione strategica a quello strumento fiscale, in senso tecnico-finanziario e in senso politico.
Prima di tutto, se l’alternativa fosse tra un prelievo doloroso e una tantum sulla ricchezza privata e una poco credibile azione antidebito da «formichine», un gradualismo pigro e minimalista nei tagli alla spesa pubblica improduttiva e altri pannicelli caldi, staremmo veramente messi male. Ma non è così. L’alternativa è tra una «botta secca», ingiusta e inefficace sul lungo termine, e perciò deprimente per ogni prospettiva di investimento e di intrapresa privata, e la più grande «frustata» al cavallo dell’economia che la storia italiana ricordi. Il debito è una percentuale sul prodotto interno lordo, sulla nostra capacità di produrre ricchezza. Se questa capacità è asfittica o comunque insufficiente, quella percentuale di debito diventa ingombrante a dismisura. Ma se riusciamo a portare la crescita oltre il tre-quattro per cento in cinque anni, e i mercati capiscono che quella è la strada imboccata dall’Italia, Paese ancora assai forte, Paese esportatore, Paese che ha una grande riserva di energia, di capitali, di intelligenza e di lavoro a partire dal suo Mezzogiorno e non solo nel suo Nord europeo e altamente competitivo, l’aggressione vincente al debito e al suo costo annuale diventa, da subito, l’innesco di un lungo ciclo virtuoso.
Per fare questo occorre un’economia decisamente più libera, poiché questa è la frustata di cui parlo, in un Paese più stabile, meno rissoso, fiducioso e perfino innamorato di sé e del proprio futuro. La «botta secca» è, nonostante i ragionamenti interessanti e le buone intenzioni del professor Amato e del professor Capaldo, una rinuncia statalista, culturalmente reazionaria, ad andare avanti sulla strada liberale. La Germania lo ha fatto questo balzo liberalizzatore e riformatore, lo ha innescato paradossalmente con le riforme del socialdemocratico Gerhard Schröder, poi con il governo di unità nazionale, infine con la guida sicura e illuminata di Angela Merkel. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: la locomotiva è ripartita. Noi, specialmente dopo il varo dello storico accordo sulle relazioni sociali di Pomigliano e Mirafiori, possiamo fare altrettanto.
Non mi nascondo il problema della particolare aggressività che, per ragioni come sempre esterne alla dialettica sociale e parlamentare, affligge il sistema politico. Ne sono preoccupato come e più del presidente Napolitano. E per questo, dal momento che il segretario del Pd è stato in passato sensibile al tema delle liberalizzazioni e, nonostante qualche sua inappropriata associazione al coro strillato dei moralisti un tanto al chilo, ha la cultura pragmatica di un emiliano, propongo a Bersani di agire insieme in Parlamento, in forme da concordare, per discutere senza pregiudizi ed esclusivismi un grande piano bipartisan per la crescita dell’economia italiana; un piano del governo il cui fulcro è la riforma costituzionale dell’articolo 41, annunciata da mesi dal ministro Tremonti, e misure drastiche di allocazione sul mercato del patrimonio pubblico e di vasta defiscalizzazione a vantaggio delle imprese e dei giovani.
Lo scopo indiretto ma importantissimo di un piano per la crescita fondato su una frustata al cavallo di un’economia finalmente libera è di portare all’emersione della ricchezza privata nascosta, che è parte di un patrimonio di risparmio e di operosità alla luce del quale, anche secondo le stime di Bruxelles, la nostra situazione debitoria è malignamente rappresentata da quella vistosa percentuale del 118 per cento sul Pil. Prima di mettere sui ceti medi un’imposta patrimoniale che impaurisce e paralizza, un’imposta che peraltro sotto il mio governo non si farà mai, pensiamo a uno scambio virtuoso, maggiore libertà e incentivo fiscale all’investimento contro aumento della base impositiva oggi nascosta. Se a questo aggiungiamo gli effetti positivi, di autonomia e libertà, della grande riforma federalista, si può dire che gli atteggiamenti faziosi, ma anche quelli soltanto malmostosi e scettici, possono essere sconfitti, e l’Italia può dare una scossa ai fattori negativi che gravano sul suo presente, costruendosi un pezzo di futuro.

venerdì 28 gennaio 2011

PER L'AFFIDAMENTO DEI MINORI E LA LORO PROTEZIONE

1. Alla legge 4 maggio 1983, n. 184, sono apportate le seguenti modificazioni: a) all’articolo 4, dopo il comma 5 è inserito il seguente:
« 5-bis. Ove l’affidamento di un minore si risolva in una dichiarazione di adottabilità, a causa del mancato recupero della famiglia d’origine, i rapporti instauratisi nel frattempo tra il minore affidato e i membri della famiglia affidataria devono essere protetti, favorendo la permanenza del minore stesso presso la famiglia che lo ha in affidamento e che è valutata preferenzialmente ai fini adottivi, nel rispetto dei requisiti di cui all’articolo 6. La continuità delle relazioni positive consolidatesi nel corso dell’affidamento deve essere in qualsiasi caso sempre protetta, tenendo conto delle forme e dei modi indicati dai servizi sociali e adeguati alle circostanze specifiche»;
b) all’articolo 5, comma 1, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «ed è legittimato ad agire e a intervenire in qualsiasi stato e grado del giudizio nell’interesse proprio e di quello che ritiene
essere l’interesse del minore, presentando memorie, istanze o ricorso impugnabile e ricevendo notifica degli atti del processo»;
c) all’articolo 22: dopo il comma 1 è inserito il seguente: «1-bis. Ove l’affidatario abbia i requisiti di cui all’articolo 6 può presentare domanda di adozione del minore affidato»; 2) al comma 5 sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «;qualora il minore provenga da un affidamento, deve essere data la precedenza alla famiglia già affidataria che ha fatto richiesta di adozione»;
d) all’articolo 44, comma 1, dopo la lettera a) è inserita la seguente: «a-bis) dalle persone unite al minore da un preesistente rapporto stabile e duraturo o da un solido legame affettivo maturato nel corso di un protratto periodo di affidamento;».

venerdì 14 gennaio 2011

CONTRO LE PERSECUZIONI DEI CRISTIANI NEL MONDO

Resoconto della discussione in aula concernenti iniziative volte a far cessare le persecuzioni nei confronti dei cristiani nel mondo. 12 GENNAIO 2010

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui oggi per illustrare le mozioni concernenti iniziative volte a far cessare la persecuzione nei confronti dei cristiani nel mondo. A dire la verità la questione era stata già sollevata con delle mozioni presentate sin dal marzo dello scorso anno ma evidentemente le notizie di cronaca, che si sono susseguite sul finire del 2010 e sin dai primi giorni del 2011, hanno reso assolutamente cogente la questione. Sappiamo che nel mondo vi sono più di due miliardi di fedeli cristiani e 200 milioni di questi fedeli sono sicuramente vittime di persecuzioni, persecuzioni che oggi interessano ben 60 nazioni del mondo. Un primo dato deve farci riflettere: per quanto riguarda le violazioni del diritto alla libertà religiosa dei cittadini, ben l'80, 85 per cento di tali persecuzioni è rivolto contro i cristiani. Tra l'altro, sono anche indicativi i dati dell'agenzia Fides che vengono pubblicati ogni anno e riguardano gli operatori pastorali uccisi. Per quanto riguarda l'anno 2010 vi sono dei dati assolutamente gravi: ventitré operatori pastorali e tra questi un vescovo, quindici sacerdoti, un religioso, una religiosa, due seminaristi, tre laici e ciò non tenendo conto dei fedeli; in questo caso si tratta di migliaia e migliaia di vittime. La situazione nel mondo la conosciamo tutti.
In Iraq i cristiani oggi vivono una situazione assolutamente drammatica: estorsioni, intimidazioni fisiche, danneggiamento dei propri beni, rapimento, diniego di accesso ai luoghi di culto e l'imposizione di un'ignobile tassa di protezione rivolta solo ai cristiani, non ai musulmani. Pag. 24
Ciò che accade in Pakistan è altrettanto grave, così come ciò che accade in India e in altri Paesi dell'Asia e dell'Africa. Tutti, comunque, con una medesima costante: questa violenta aggressione e questa violenta intimidazione continua, giornaliera, nei confronti dei fedeli e dei cristiani. Tale intimidazione riguarda non soltanto la fede religiosa, ma anche una maniera di vivere, una maniera di essere.
Arrivando al massacro natalizio dei copti in Egitto, a dir la verità, questo massacro natalizio sta diventando una sorta di rito, perché voglio ricordare che, anche l'anno scorso, nella città di Nag Hammadi, tre uomini a bordo di un'auto uccisero sette persone, all'uscita di una messa. Mi sento assolutamente di condividere le parole del vescovo della città, Kyrillos, il quale dice che si tratta di «una guerra di religione: vogliono mettere fine alla presenza cristiana in Egitto».
Per arrivare alle notizie di ieri, 11 gennaio: l'ulteriore assassinio di un copto e il ferimento di altri quattro ad opera di un poliziotto. Cosa dire, poi, di cosa accade in Afghanistan, nonostante gli sforzi della missione internazionale, dove, ad esempio, dei medici sono stati uccisi dai talebani soltanto perché sorpresi in possesso di una Bibbia? Tra l'altro, ricordo che la Bibbia è considerata libro profetico anche tra i musulmani stessi.
Tutto questo sicuramente introduce un'altra riflessione: a mio avviso, occorre sottolineare l'enorme somiglianza tra questa escalation di violenza e sopruso contro le minoranze cristiane, e quella che portò alla legge della protezione del sangue e dell'onore tedesco nel 1935 e alla notte dei cristalli nel 1938 e, infine, alla Shoah. Simile, quindi, la progressiva demonizzazione e spersonalizzazione dell'avversario al fine di facilitarne la persecuzione e l'assassinio.
Simile, pure, l'inerzia, se non la connivenza, delle autorità locali, che in taluni casi forniscono addirittura copertura e appoggio logistico agli assalitori. A questa inerzia si contrappongono spesso promesse di intervento delle autorità nazionali con risarcimenti o condanne che quasi mai giungono a buon fine. Simile, infine, la progressiva ghettizzazione della popolazione aggredita, che finisce per raccogliersi ed essere costretta in aree di concentramento nella speranza di potersi meglio difendere, cioè in veri e propri ghetti.
Tutto ciò si accompagna a che cosa? Si accompagna, cari colleghi, all'indifferenza dell'Occidente. Molto spesso, i giornali dell'Occidente, cosiddetto cristiano, che non lesinano mai retorica solidaristica nei confronti di chiunque e di chicchessia, si limitano a registrare esclusivamente i fatti, al punto che monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi ha correttamente osservato che taluni animali in via di estinzione sono talvolta più difesi dei cristiani.
Vorrei citare anche l'editorialista Panebianco, il quale scrive che «in un'epoca di risveglio religioso generalizzato, sono ricominciate in molti luoghi le guerre di religione, dove i cristiani sono solo vittime, mai i carnefici. Da dove deriva tanto disinteresse per la loro sorte? Sono all'opera diverse cause: la prima è data da un atteggiamento farisaico secondo il quale non conviene parlare troppo delle persecuzioni dei cristiani se non si vuole alimentare lo scontro di civiltà».
Cari colleghi, credo siano proprio queste le ragioni per le quali anche il Presidente Obama, in merito alla recente strage in Egitto, ha deprecato, sì, l'episodio, ma non ha fatto il minimo accenno alla sua connotazione religiosa.
Di fronte a questo assordante silenzio che cosa dobbiamo dire? Dobbiamo dire semplicemente che questo è il frutto di un indecente relativismo culturale spesso dettato da opportunismo e da insipienza, spesso dettato da squallido interesse di noi occidentali e di una sorta di intellighenzia che probabilmente (consapevolmente talvolta, ma spesso inconsapevolmente) fa parte di quella strategia complessiva contro la religione e, in particolare, contro la religione cristiana.
Non possiamo assolutamente sottacere il fatto che in Europa oggi insistono lobby che vogliono far passare sotto silenzio le Pag. 25radici cristiane dell'Europa stessa. Ma l'Europa non può e non deve rinnegare le proprie origini (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Questo lo abbiamo visto negli anni passati, allorquando la Costituzione stessa dell'Unione europea sottaceva tali origini, fino ad arrivare ai nostri giorni, quando, proprio il mese scorso, venivano distribuiti tre milioni di diari scolastici con le festività religiose cristiane soppresse, mentre invece i medesimi eurodiari indicavano le festività delle altre religioni. Non siamo assolutamente disponibili ad accettare le scuse di questa (chiamiamola così, eufemisticamente) «dimenticanza» da parte del Commissario europeo, il maltese John Dill.
Tutto questo fa parte sicuramente di una strategia che, in talune parti del mondo, è una strategia violenta, portata avanti da Al Qaeda e da altre organizzazioni terroristiche. Sicuramente il piano globale contro la cristianità e contro i cristiani è assolutamente molto più raffinato e trova anche nell'Occidente, anche nell'Europa e anche nella nostra nazione una serie di importanti sostenitori.
Allora, cosa dire a proposito di questi concetti? Dobbiamo dire che sicuramente quanto contenuto all'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo deve trovare maggiore sostanza e maggiore applicazione.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Mi avvio rapidamente a conclusione formulando alcuni suggerimenti. Ritengo che la mozione finale unitaria, cui sicuramente questa Aula parlamentare perverrà nella giornata di oggi, debba contenere enunciazioni di principio, ma anche impegni importanti. Tali impegni possono riguardare i principi di reciprocità tra le nazioni e anche tra le religioni, principi che devono chiaramente avere anche delle refluenze negli interessi economici e strategici dei vari Paesi.
La nostra mozione deve anche contenere indicazioni precise per dare una corsia preferenziale a quegli ingressi umanitari in favore di immigrati cristiani che provengono da Paesi dove siano in corso delle persecuzioni. Deve contenere delle indicazioni affinché l'aiuto pubblico per il sostegno e la tutela delle nazioni in via di sviluppo debba vedere privilegiate le missioni cristiane e prevedere, quindi, una serie di agevolazioni in termini lavorativi, fiscali e di benefici economici in favore delle missioni cristiane e dei perseguitati.
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Solo così, solo facendo questo, possiamo dare un segno concreto e tangibile, al di là delle enunciazioni di principio che pure sono importanti, ma devono essere sostanziate da fatti concreti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Congratulazioni).

NORME PER L'ASSISTENZA ALLA NASCITA E TUTELA DEL NEONATO

La  proposta di legge mira a garantire al neo cittadino appena nato il rispetto della dignità sociale che gli compete e il rispetto delle aspettative di vita e di salute compatibili con il suo potenziale genetico nonché ad assicurare un indirizzo unitario nella garanzia dell’uguaglianza dei diritti fondamentali del cittadino: diritto alla salute e diritto alla famiglia. Infatti il neonato italiano, in tema di assistenza ospedaliera, e` discriminato rispetto ad ogni altro cittadino, pagando ancora, in parte, il retaggio di una cultura arcaica che lo considera alla stessa stregua di un’appendice della madre, dandogli la stessa dignità di una placenta. Di fatto il neonato, pur essendo al momento della nascita – con l’inizio della prima funzione vitale autonoma, la respirazione – divenuto soggetto di diritto, destinatario cioè delle norme previste dall’ordinamento giuridico in funzione protettiva, e pur avendo, appena nato, acquisito la capacita` giuridica, ai sensi del primo comma dell’articolo 1 del codice civile, non è allo stato attuale debitamente tutelato. Da queste considerazioni, la proposta di legge.
Leggi tutto*** http://www.camera.it/view/doc_viewer_full?url=http://www.camera.it/_dati/leg16/lavori/stampati/pdf/16PDL0012890.pdf&back_to=http://www.camera.it/126%3FPDL%3D918%26leg%3D16%26tab%3D2%26stralcio%3D%26navette%3D

giovedì 13 gennaio 2011

PER INCENTIVARE L'ECONOMIA SICILIANA

Norme per l’incentivazione dell’economia siciliana mediante la riduzione del carico fiscale gravante sui consumi energetici nell’isola.
Proposta di Legge Articolo 1

1. Al fine di bilanciare parzialmente, anche attraverso l’incentivazione del turismo e dell’attivita` industriale, agricola e artigianale, lo squilibrio economico in cui la Regione siciliana si trova rispetto alla restante parte del territorio dello Stato e al fine di risarcire la medesima Regione
siciliana dei maggiori costi derivanti dal degrado dell’ambiente causato dalle attivita` di estrazione e raffinazione dei prodotti petroliferi e delle produzioni derivate, le imposte gravanti sui prodotti petroliferi immessi al consumo nel territorio della Regione siciliana sono applicate nelle seguenti misure:
a) le accise gravanti sui prodotti petroliferi di cui all’articolo 17 del decretolegge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, e successive modificazioni,
sono ridotte al 20 per cento dell’ammontare dell imposta vigente per la generalita` del territorio nazionale alla data in cui essi sono immessi al consumo nel territorio della Regione siciliana e impiegati come carburanti nel medesimo territorio;
b) le accise gravanti sui prodotti petroliferi di cui all’articolo 17 del decretolegge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, e successive modificazioni,
sono ridotte al 20 per cento dell’ammontare dell’imposta vigente per la generalita` del territorio nazionale alla data in cui essi sono destinati ad impiego come combustibili da riscaldamento consumati nel territorio della Regione siciliana;
c) l’imposta sul valore aggiunto sulle cessioni e importazioni dei prodotti energetici di cui alle lettere a) e b) e` ridotta al 20 per cento dell’ammontare dell’imposta vigente vigente per la generalita` del territorio nazionale;
d) i prodotti petroliferi di cui all’articolo 17 del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, e successive modificazioni, posti in vendita nel territorio della Regione siciliana e utilizzati per gli impieghi delle imprese industriali, agricole e artigiane negli stabilimenti e nelle sedi situati nel territorio della Regione siciliana, e comunque in luoghi diversi dalle abitazioni, sono esenti da ogni imposta erariale.
2. Il Ministro dell’economia e delle finanze, con regolamento emanato ai sensi dell’articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, di concerto con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, disciplina l’organizzazione e le verifiche relative all’erogazione e al consumo dei prodotti petroliferi di cui alla lettera a) del comma 1 del presente articolo. Il Ministro dell’economia e delle finanze, con regolamento emanato ai sensi dell articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, disciplina l’organizzazione e le verifiche relative all’erogazione e al consumo dei prodotti petroliferi di cui alla lettera b) del comma 1 del presente articolo.
3. Al minore gettito fiscale derivante dalle riduzioni ed esenzioni d’imposta di cui al comma 1, determinato in 1.050 milioni di euro per l’anno 2008, in 1.077 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2010, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2008- 2010, nell’ambito del fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2008, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al medesimo Ministero.
4. Il Ministro dell’economia e delle finanze e` autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

SULLA PROBLEMATICA PORTATORI DI HANDICAP GRAVE

Modifiche all’articolo 42 del testo unico di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, in materia di riposi e permessi per i familiari di soggetti con handicap grave
La problematica relativa ai diritti dei portatori di handicap, alla loro partecipazione e integrazione nel mondo del lavoro e nella societa`, ha trovato una puntuale disciplina solo negli ultimi dieci anni. Si tratta di un risultato positivo che evidenzia la progressiva sensibilizzazione dell’opinione pubblica per una tematica di grande impatto sociale.
La normativa quadro in materia di assistenza e protezione dei portatori di handicap e` una novita` recente nel nostro panorama legislativo ed è costituita dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104, che all’articolo 33 ha dettato la disciplina dei permessi in favore dei genitori e familiari che assistono i disabili in situazione di gravita` nonché degli stessi lavoratori disabili.
Nel 2000 il legislatore e` intervenuto nuovamente e in maniera incisiva su tale normativa, a testimonianza della sua volontà di tutelare in maniera sempre piu` forte chi è colpito da particolari forme di handicap che ne rendono particolarmente gravosa l’esistenza.
Gli articoli 19 e 20 della legge 8 marzo 2000, n. 53, infatti, hanno apportato innovazioni in merito sia ai requisiti inerenti ai permessi per l’assistenza ai disabili, sia alla estensione delle agevolazioni previste per tale assistenza. Successivamente, l’articolo 80, comma 2, della legge 23 dicembre 2000, n. 388, (legge finanziaria 2001) ha integrato, con l’aggiunta del comma 4-bis, la disciplina dei congedi per eventi e cause particolari di cui all’articolo 4 della citata legge n. 53 del 2000, mediante la previsione di un nuovo congedo retribuito, in alternativa a quello non retribuito.
Il testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternita` e della paternita`, di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, nel riunire e coordinare tutte le
disposizioni legislative vigenti in materia, ha ridefinito la disciplina dei congedi e dei permessi per i genitori di figli con handicap in situazione di gravita` all’articolo 42.
La possibilita` di fruire del congedo e` stata, con quell’intervento, riconosciuta in via residuale ai fratelli e sorelle del soggetto con handicap in caso di decesso di entrambi i genitori, mentre nulla veniva previsto per il coniuge del soggetto con handicap. Successivamente, peraltro, è intervenuta la Corte costituzionale che, con la sentenza n. 158 del 2007, ha dichiarato l’illegittimità della norma, nella parte in cui non prevede il diritto a fruire del congedo ivi dedicato anche per il coniuge
convivente con « soggetto con handicap in situazione di gravità », in via prioritaria rispetto agli altri beneficiari individuati. Alla luce di tale pronuncia, si ritiene comunque opportuno ripresentare in questa legislatura la presente proposta di legge che – anticipando l’orientamento poi fatto proprio dalla Suprema Corte – era stata presentata nel 2006 al fine appunto di estendere al coniuge la platea dei soggetti cui è consentito astenersi dal lavoro per assistere familiari con handicap.
Nello specifico, anche a fini di certezza del dato normativo, con la presente proposta di legge si attribuisce anche al coniuge della persona disabile il diritto di fruire del congedo di cui all’articolo 42, comma 5, del testo unico di cui al decreto legislativo n. 151 del 2001.
PROPOSTA DI LEGGE
ART. 1.
1. All’articolo 42 del testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternita` e della paternita` , di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al comma 5, prima delle parole: “La lavoratrice madre” sono inserite le seguenti: “Il coniuge convivente, ovvero, in sua assenza”;
b) la rubrica e` sostituita dalla seguente: “Riposi e permessi per i familiari di soggetti con handicap grave”

PROPOSTA DI LEGGE CONTRO L'ESERCIZIO ABUSIVO DELLE PROFESSIONI

Modifiche all’articolo 348 del codice penale e all’articolo 141 del testo unico delle leggi sanitarie, di cui al regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, in materia di esercizio abusivo di una professione
PROPOSTA DI LEGGE
ART. 1.
1. L’articolo 348 del codice penale è sostituito dal seguente:
«ART. 348 – (Esercizio abusivo di una professione). – Chiunque abusivamente esercita una professione, per la quale e` richiesta una speciale abilitazione dello Stato, e` punito con la reclusione fino a due anni e con la multa da 10.329 euro a 51.646 euro.
Chiunque, nell’esercizio abusivo di una professione o di un’arte sanitaria, cagiona la morte di una persona e` punito con la reclusione da dieci a diciotto anni. Ove l’esercizio abusivo cagioni lesioni personali si applica la pena della reclusione da tre a dodici anni.
Il professionista che collabora con colui che esercita abusivamente una professione e` punito con la reclusione fino a due anni, con la multa da 10.329 euro a 51.646 euro e con l’interdizione perpetua dall’esercizio della professione. Il reato e` aggravato se il consenso della persona offesa e` ottenuto con artifici e raggiri o con l’induzione all’errore. La condanna comporta la pubblicazione della sentenza e la confisca del
materiale destinato all’esercizio abusivo.
ART. 2.
1. Il primo comma dell’articolo 141 del testo unico delle leggi sanitarie, di cui al regio decreto 27 luglio 1934, n. 1265, e sucessive modificazioni, e` sostituito dal seguente: « Chiunque, non trovandosi in possesso della licenza prescritta nell’articolo 140 o dell’attestato di abilitazione, esercita un’arte ausiliaria delle professioni sanitarie e` punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 2.582 euro a 5.164 euro.

UNA GIORNATA PER RICORDARE LE VITTIME DEL COMUNISMO



Istituzione della « Giornata della memoria delle vittime del comunismo », da celebrarsi nella data del  9 novembre, in cui ricorre il « Giorno della liberta` » in ricordo dell’abbattimento del muro di Berlino.

Proposta di Legge.
Articolo 1
A ricordo delle vittime del comunismo, e` istituita la "Giornata della memoria delle vittime del comunismo", che ricorre il 9 novembre di ogni anno, anniversario della caduta del muro di Berlino
e data dichiarata « Giorno della liberta` » ai sensi della legge 15 aprile 2005, n. 61.
2. In occasione della Giornata della memoria di cui al comma 1 le scuole di ogni ordine e grado e le assemblee elettive ricordano il sacrificio delle vittime innocenti che furono uccise in nome dell’odio di classe e della cosiddetta « dittatura del proletariato ». Le pubbliche istituzioni promuovono od organizzano manifestazioni e cerimonie ufficiali per commemorare tutte le vittime dei crimini comunisti, favorendo, in particolare, la realizzazione di convegni, mostre, pubblicazioni e momenti di riflessione.

martedì 11 gennaio 2011

BASTA CON LE STRAGI DI CRISTIANI NEL MONDO!

 MOZIONE 1/00334 del 01/03/2010

Premesso che: secondo il rapporto diffuso il 30 dicembre 2009 dall'agenzia Fides, organo della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli, nell'anno 2009 sono Stati uccisi 37 operatori pastorali: 30 sacerdoti, 2 religiose, 2 seminaristi, 3 volontari laici. Sono quasi il doppio rispetto al precedente anno 2008, ed è il numero più alto registrato negli ultimi dieci anni. Il conteggio di Fides non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma tutti gli operatori pastorali morti in modo violento; di proposito l'agenzia non usa il termine «martiri», se non nel suo significato etimologico di «testimone»; nel mondo vi sono oggi circa 2 miliardi di fedeli cristiani, 200 milioni dei quali vittime di persecuzione. Secondo il Rapporto 2008 sulla libertà religiosa nel mondo dell'associazione Aiuto alla Chiesa che soffre (ACS) sono più di 60 le nazioni nel mondo dove si verificano gravi violazioni del diritto alla libertà religiosa dei propri cittadini, ma contro i cristiani in quanto tali sono rivolti tra il 75 e l'85 per cento degli atti contro una religione; le situazioni di maggiore criticità si verificano: in Iraq, dove dal 2003 continuano a verificarsi violenze ed esodi forzati di cristiani. Secondo l'episcopato caldeo dal 2003 circa 150mila cristiani hanno scelto la via dell'esilio e 750 fedeli hanno perso la vita in attentati. I cristiani erano 1,4 milioni nel 1987, oggi sono meno di 800.000.
in Pakistan, dove nei primi giorni di maggio del 2009 la Corte Suprema ha stabilito che la violazione della legge sulla blasfemia, in vigore dal 1986, comporta necessariamente la pena di morte; tale legge rappresenta lo strumento peggiore della repressione religiosa e della persecuzione dei cristiani (circa 4 milioni, il 2 per cento della popolazione) e secondo l'agenzia Asianews, che fa capo al Pontificio istituto missioni estere (PIME), ad essa sono imputabili almeno 50 esecuzioni; a Gojira, nel Punjab orientale, nell'agosto 2009 centinaia di estremisti musulmani hanno aggredito ed arso vivi 7 cristiani, tra cui quattro donne ed un bambino, accusati di aver profanato il Corano; la storia degli ultimi anni in Pakistan è piena di assalti a chiese e villaggi cristiani motivati da scandali sulla blasfemia montati ad arte: Kasur (giugno 2009); Tiasar (Karachi, aprile 2009); Sangla Hill (2005); Shantinagar (1997). Gli autori rimangono il più delle volte impuniti, grazie alla connivenza delle forze di polizia e dei funzionari di governo.
In India, dove una nuova ondata di attacchi contro cristiani e le loro istituzioni è cominciata nel settembre 2008 dopo l'uccisione ad opera di un commando maoista di un leader radicale indù, della quale sono stati accusati i cristiani. Secondo la All India catholic union, le violenze del settembre 2008, nel solo stato dell'Orissa, hanno fatto 60 morti e 18 mila feriti. Sono state distrutte 56 chiese (compresa l'antica cattedrale indiana di Jabaipur), 11 scuole, 4 sedi di ONG, attaccati 300 villaggi e incendiate o distrutte oltre 4 mila case spingendo alla fuga più di 50 mila persone.
In Egitto, dove si è tinta di sangue la vigilia del Natale copto; il 7 gennaio 2010 tre uomini a bordo di un'auto hanno ucciso sette persone all'uscita della messa. Secondo il vescovo della città Kirollos «...si tratta di "una guerra di religione vogliono mettere fine alla presenza cristiana in Egitto"» ed ha aggiunto: «Era il mio assassinio quello a cui mirava il piano. Per giorni ho atteso che accadesse qualcosa alla vigilia di Natale».
I copti d'Egitto sono la più grande minoranza cristiana in Medio Oriente, rappresentando circa il 15 per cento della popolazione. Hanno da sempre lamentato episodi di discriminazione da parte della maggioranza musulmana. Negli ultimi 30 anni la stima dei fedeli rimasti uccisi o feriti in attacchi si aggira attorno alle 4 mila vittime.
Più complessa e variegata è invece la situazione nella cosiddetta «Africa nera» dove dal 1994 al 2008 sono stati uccisi ben 521 tra sacerdoti, religiosi e operatori pastorali di cui ben 248 di loro solo in Ruanda nel 1994 e 40 seminaristi in Burundi nel 1997 (le cifre sono state presentate nel novembre 2009 nella prima sessione del Sinodo Africano); in una sorta di tragica equazione si può dire che in quei luoghi le violenze sono direttamente proporzionali alla debolezza degli Stati, agli interessi economici collegati alle ricchezze del sottosuolo e alla progressiva avanzata dell'Islam, che radicalizza preesistenti attriti tribali;
il 13 agosto 2009, in Sudan, sette cattolici africani sono stati atrocemente giustiziati da predoni ugandesi dell'LRA, che operano tra le frontiere di Uganda Sudan e Congo; il 16 agosto, ci sono state altre tre crocifissioni e altri sei cattolici sono stati assassinati nella stessa zona;
in Eritrea le autorità hanno ordinato alla Chiesa cattolica di cedere al Ministero per il benessere sociale e il lavoro tutte le strutture sociali, quali scuole, cliniche, orfanotrofi e centri d'istruzione per le donne. Varie fonti indicano che ci sono non meno di 2.000 a detenuti per ragioni religiose, arrestati a partire dal maggio 2002 per la loro fede, incarcerati per mesi e anni senza accuse formali e senza processo; l'Eritrea sta diventando un terminale dell'Iran per la distribuzione delle armi;
la situazione più grave si registra in Nigeria, che è uno Stato federale, dove la legge islamica è stata imposta in alcune regioni del nord, costringendo migliaia di cristiani ad abbandonare le proprie case....
impegna il Governo... 
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MOZIONE PER COMBATTERE LA MORTALITA' INFANTILE

Mozione 1-00335 presentata da il 3 marzo 2010, seduta n.293
Ogni anno nel mondo mezzo milione di donne e 4 milioni di neonati muoiono a causa di complicazioni legate alla gravidanza o al parto e 9 milioni di bambini non superano i 5 anni di vita;
… In Europa, infatti, il numero di donne che muore di parto varia da 5 a 10 ogni 100 mila e circa la metà di questi decessi è da attribuire a una scarsa efficienza del sistema sanitario;
sempre in Europa - infatti - ogni anno 25.000 bambini nascono morti e altri 25.000 muoiono entro i primi dodici mesi di vita: il triste primato per la mortalità infantile (ovvero il numero di morti nel primo anno di vita per 1.000 nati vivi) tra i Paesi Ue spetta alla Lettonia (9,4) e alla Lituania (8,1), mentre i valori più bassi riguardano la Svezia e la Norvegia (3); il tasso di mortalità infantile in Italia (4,4 per mille nati vivi) risulta molto vicino alla media UE (4,2 per mille), ma, tra le regioni italiane, persistono differenze notevoli nella sua componente principale, ovvero la mortalità neonatale: infatti, mentre nel Nord Italia solo il 2,5 per mille dei neonati muore tra il primo e il 28o giorno di vita, la percentuale sale al 2,9 per mille nel Centro Italia, per giungere al 4,3 per mille nel Sud Italia. Considerando il tasso di mortalità infantile nell'intero primo anno di età, il dato medio nazionale del 4,4 per mille evidenzia ancora una volta la disparità tra le regioni: 3,5 per mille al Nord, 3,9 per mille al Centro, 5,6 per mille al Sud Italia; a livello nazionale c'è ancora un dato sul quale si deve riflettere: nella mortalità infantile, in costante diminuzione, permangono - dunque - notevoli diseguaglianze fra le regioni del Nord-Centro Italia e quelle del Sud del Paese. La mortalità neonatale, con un valore maggiore nelle regioni del meridione, è responsabile della maggior parte di tale mortalità; nel Sud Italia un bambino ogni duecento muore entro il primo anno di età, mentre al Nord ne muore uno ogni trecento. I dati mostrano come le regioni del Sud Italia evidenzino livelli di mortalità perinatale e neonatale tra i più alti di tutta l'Unione europea, compresi i Paesi di recente ingresso: Slovenia, Ungheria, Repubbliche Ceca e Slovacchia mostrano, infatti, a oggi indicatori migliori delle regioni meridionali italiane, pur in presenza di livelli socioeconomici meno favorevoli; il tasso di mortalità infantile è un indicatore della salute del neonato, del bambino e della qualità delle cure materne e infantili...
occorre, ... dedicare tutti gli sforzi possibili ad un miglioramento delle cure perinatali e neonatologiche, le sole in grado di garantire il massimo potenziale di salute del feto, del neonato e della mamma; una particolare attenzione deve essere posta nella riduzione delle diseguaglianze nei tassi di mortalità infantile neonatale nelle regioni meridionali, legate a fattori socioeconomici (ad esempio livelli più bassi di reddito e di scolarizzazione), ma anche a fattori organizzativi e gestionali, quali: la carenza delle strutture consultoriali, la mancata concentrazione delle gravidanze a rischio, l'incompleta o la mancata attivazione del sistema del trasporto assistito del neonato (STEN), la mancanza di una guardia attiva medico-ostetrica e pediatrico-neonatologica 24 ore su 24 è, infine, la mancata razionalizzazione della rete dei punti nascita... 
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MEDAGLIA AL MERITO DIPLOMATICO CONFERITAMI DALLA REPUBBLICA DI TAIWAN

Sono fiero e orgoglioso di condividere con voi questa gioia.  Medaglia al merito diplomatico conferitami dal Ministro degli Affari Esteri...