mercoledì 26 febbraio 2014

CROCETTA SCENDE NEL GRADIMENTO: ERA INEVITABILE

Il Presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta è tredicesimo nella classifica dei governatori dall’indagine Monitoregione dell’istituto di ricerca Datamedia sull’apprezzamento dei governatori di Regione per il quarto trimestre del 2013. Crocetta che era ottavo nel terzo trimestre è il governatore che registra il calo di consensi più importante (4,3%) con una percentuale del 47,7%.
Enrico Rossi (Toscana - PD) e Luca Zaia (Veneto – Lega Nord) con una percentuale di gradimento pari al 57,5% sono i Presidenti di regione più amati d’Italia. Rossi conferma la posizione che aveva nella precedente rilevazione, mentre Zaia era terzo nel terzo trimestre. Subito dopo di loro si piazza Stefano Caldoro (Campania – Forza Italia) che con il 55,6% del gradimento passa dalla quarta posizione del terzo trimestre alla terza del quarto.
Questi i dati che emergono dall’indagine Monitoregione dell’istituto di ricerca Datamedia sull’apprezzamento dei governatori di Regione per il quarto trimestre del 2013.
In quarta posizione troviamo con il 54,3% Debora Serracchiani (Friuli Venezia Giulia - PD),mentre quinto è Nicola Zingaretti (Lazio – Pd) che con il 54% perde tre posizioni rispetto a settembre. Sesto Vasco Errani (Emilia Romagna - PD)con il 53% (era quarto nella precedente rilevazione).
Nella top ten troviamo poi in settima posizione Gian Mario Spacca (Marche - PD) che con il 52,1% conferma la sua posizione rispetto al terzo trimestre. Segue poi in ottava posizione Roberto Maroni (Lombardia - Lega Nord) con il 50,6% (era nono a settembre), mentre al nono posto abbiamo un ex aequo con il 50,3% tra Nichi Vendola (Puglia - Sel) e Claudio Burlando (Liguria - PD) i due nella precedente rilevazione erano rispettivamente in decima ed undicesima posizione.
Stabile all’undicesimo posto Katiuscia Marini (Umbria - PD) con il 48,9%, mentre dodicesimo (era undicesimo a settembre) Paolo di Laura Frattura (Molise – PD) con il 48,6%.
Giuseppe Scopelliti (Calabria – NCD) con il 46,5% passa dalla sedicesima alla quattordicesima posizione. Quindicesima piazza per Roberto Cota (Piemonte - Lega Nord) con il 46,2%, chiude in sedicesima posizione Giovanni Chiodi (Abruzzo – Forza Italia) con il 43,2%
Gli unici governatori che vengono rilevati in crescita d’apprezzamento sono Stefano Caldoro con un +2,4% e Debora Serracchiani + 1,1%. La perdita di consensi maggiore si registra invece per Rosario Crocetta -4,3%, Nicola Zingaretti -3,8% e Giovanni Chiodi -3,2%.
In classifica non è presente il governatore della Sardegna perché nel periodo della rilevazione era in carica Ugo Cappellacci, in seguito alle elezioni regionali in Sardegna è invece stato eletto Pigliaru.

giovedì 20 febbraio 2014

INTERROGAZIONE AL MINISTRO DELL'UNIVERSITA' E RICERCA

Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Premesso che, per quanto all'opinione degli interroganti:
la legge n. 240, emanata sullo scorcio del 2010 dopo un intenso, persino estenuante, dibattito entro e fuori del Parlamento nella dichiarata (in questo caso unanime) esigenza di dar disciplina ad un ambito per molti anni sottratto ad una ragionevole visione organica, era connotata da alcune linee portanti che nell'articolato e nelle note di accompagnamento ne indicavano lo spirito;
nell'intento di apportare correttivi ad una diffusa distorta implicazione concretatasi nel porre in essere il principio costituzionale dell'autonomia universitaria, il legislatore interveniva in materia, senza volere, né potere, oscurare il disposto, limpido e chiaro, dell'art. 33 della Costituzione, ma neppure senza minimamente scalfire l'art. 6 della legge n. 168 del 1989 posto, per riserva di legge, a costante presidio e garanzia dell'"autonomia delle università";
la normativa del 2010 senza propositi di censura sul passato scaturito dalla legge del 1989, volendo piuttosto realizzare un dichiarato correttivo "virtuoso" alla pregressa "eccessiva" frammentazione e localizzazione determinatasi di fatto nelle procedure di reclutamento, si muoveva nell'intento di porre in essere una disciplina volta ad arrecare più prestigio in un quadro di maggiore efficienza, anche economica, all'istituzione universitaria;
nel contesto, infatti, di una complessiva riorganizzazione delle università, insieme all'"organizzazione del sistema universitario" (titolo I) e alla "qualità ed efficienza del sistema universitario" (titolo II), dopo una serie di disposizioni in tema di status dei docenti, specifica attenzione viene rivolta dal titolo III al "riordino della disciplina concernente il reclutamento";
l'art. 16, in particolare, dopo aver solennemente enunciato l'"istituzione dell'abilitazione scientifica nazionale" con la precisazione della sua durata "temporale" («quadriennale»), ne puntualizza la natura: "attesta la qualificazione scientifica che costituisce requisito necessario per l'accesso alla prima e seconda fascia dei professori";... 
Leggi qui il testo completo
http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=17&id=746960


AGLI AMICI DI BRONTE, BUON LAVORO

Nuovo gruppo consiliare nel Consiglio comunale di Bronte. 
Si è costituito il gruppo dell’Ncd. Ne fanno parte i consiglieri Salvatore Gullotta, Alfio Paparo, Giancarlo Luca, Thomas Cuzzumbo, Nunzio Saitta, Rosario Lanzafame, Angelica Prestianni e Daniele Scalisi che è stato nominato capogruppo. 
Agli amici di Bronte gli auguri di BUON LAVORO

martedì 18 febbraio 2014

LA TRATTATIVA STATO-MAFIA ERA LECITA?

In un nuovo libro, il giurista Giovanni Fiandaca e lo storico Salvatore Lupo, mettono in dubbio i fondamenti giuridici e storico-politici del processo di Palermo: il presunto patto occulto tra lo Stato e Cosa nostra era una necessità per far cessare le stragi. Fiandaca accusa i pm di un “pregiudiziale atteggiamento criminalizzatore”.
Scrive Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera:
(…) Secondo i pm di Palermo durante la stagione degli attentati del ‘92 e del ‘93 si sarebbe instaurata una trattativa tra la mafia e lo Stato italiano nella quale l’organizzazione avrebbe sottoposto attraverso il famoso «papello», una serie di richieste tra cui l’abolizione del carcere duro per i boss.
Lo storico la mette così: nella primavera del 1992, dopo l’omicidio Lima e la strage di Capaci, lo Stato era sotto scacco e la mafia procedeva dritta sulla strada del terrorismo. In quel drammatico momento, all’interno delle istituzioni «qualcuno può avere avviato, più o meno autonomamente, trattative con la leadership dell’organizzazione mafiosa, o con qualche sua fazione, o qualche suo satellite… Il reato di trattativa non esiste, e per fortuna». Niente di strano, insomma.
Il giurista ritiene che di fronte a una simile emergenza si possa invocare addirittura lo «stato di necessità», che giustificherebbe «eventuali interventi o decisioni extralegem del potere esecutivo»; fermo restando il bilanciamento costi-benefici, «la scelta politico-governativa di fare concessioni ai mafiosi in cambio della cessazione delle stragi risulterebbe legittima perché legittimata, appunto, dalla presenza di una situazione necessitante che impone agli organi pubblici di proteggere la vita dei cittadini».
Farà discutere il doppio saggio che Salvatore Lupo (lo storico) e Giovanni Fiandaca (il giurista) hanno scritto per gli Editori Laterza, significativamente intitolato La mafia non ha vinto – Il labirinto della trattativa , (pagg. 154, euro 12,00). Perché al netto delle digressioni accademiche, dei tanti distinguo e dei dubbi tra cui gli stessi autori si muovono per arrivare alle proprie conclusioni, la tesi del libro è che il processo in corso a Palermo sul presunto «patto occulto» tra lo Stato e Cosa nostra non sta in piedi. È sbagliato sul piano giuridico e per la visione storico-politica da cui prende le mosse. Una tesi netta, argomentata con analisi approfondite naturalmente suscettibili di obiezioni (qualcuna non infondata), destinata a provocare ulteriori polemiche intorno al dibattimento che vede alla sbarra — uno di fianco all’altro, accusati di essere autori e complici del ricatto mafioso — boss del calibro Riina, Brusca e Bagarella, ex carabinieri come i generali Mori e Subranni ed ex esponenti politici come Mannino e Dell’Utri, (più l’ex ministro Mancino imputato di falsa testimonianza). Frutto di un’inchiesta che ha provocato divisioni e conflitti, anche istituzionali, senza precedenti. Ci sarà chi accuserà gli autori di delegittimare la magistratura, e chi li utilizzerà per delegittimarla (com’è successo per un altro saggio del professor Fiandaca sul medesimo argomento), mentre sarebbe bene leggere il libro «laicamente», e dibatterne senza pregiudizi né strumentalizzazioni, da una parte o dall’altra.
Non sarà facile, anche perché è Fiandaca ad accusare gli inquirenti palermitani di un «pregiudiziale atteggiamento criminalizzatore» ispirato da «una sorta di avversione morale» verso «ipotesi trattattivistiche» che sono prerogativa del potere esecutivo, senza necessità di un previo assenso dell’autorità giudiziaria. Vero è che «interessi tutt’altro che nobili e aspetti di forte ambiguità hanno contribuito a rendere poco chiaro e poco trasparente lo scenario di allora», ma resta la domanda di fondo: «Ciò è sufficiente per escludere la possibile liceità di concessioni a Cosa nostra, trasformando negoziatori istituzionali operanti a fin di bene in una banda di delinquenti in combutta con la mafia?».
La risposta del giurista è no. Anche perché — sostiene — ammesso che la mancata proroga di oltre 300 decreti di «carcere duro» per altrettanti detenuti «non di primaria grandezza» fosse una concessione a Cosa nostra per evitare nuove stragi (l’unica concreta, nei fatti), fu comunque un atto «di discrezionalità politica» dell’allora Guardasigilli Conso, «insindacabile penalmente». Sia che il ministro l’abbia assunta «in piena solitudine», come afferma, sia che abbia aderito a mirati suggerimenti, come ipotizza l’accusa: «La decisione rimane giuridicamente legittima in entrambi i casi. Altra cosa sono le valutazioni politiche o di opportunità». Alle quali si dedica il professor Lupo: il ministro della Giustizia aveva pieno diritto di concedere quelle «aperture» senza venire meno ai propri doveri, e «agì comunque nell’ambito delle sue competenze, scegliendo tra due alternative per cui militavano buoni argomenti».
Lo storico concede che da alcuni messaggi fatti filtrare dai capimafia ai loro gregari si arguisce che «la trattativa c’è stata, solo che purtroppo (per i boss, ndr ) qualcuno si è rimangiato la parola». Verità o millanteria che fosse, argomenta Lupo, non c’è scandalo: il piano storico-politico non va confuso con quello etico né tantomeno con quello giudiziario; non a caso, quando ai tempi del caso Moro ci fu chi tentò trattative coi brigatisti, nessuno s’immaginò di imbastire processi.
Al cattedratico non interessa contestare i magistrati, quanto mettere in guardia da una visione complottistica che instilli nell’opinione pubblica l’idea che fu commesso qualcosa di losco, e oggi il complotto si rinnova perché non venga fuori. Il giurista, invece, si concentra sul reato inserito nel capo d’imputazione (violenza o minaccia a un corpo politico), definito un «espediente giuridico» teso a «colorare indirettamente di criminosità la stessa trattativa». Tanto più, insiste Fiandaca, che la sede competente non sarebbe Palermo, nonostante su questo punto si siano già pronunciati, dopo i pubblici ministeri, il giudice dell’udienza preliminare e la Corte chiamata a celebrare il processo. Che non si sarebbe dovuto nemmeno aprire perché, fanno capire gli autori anche dal titolo del libro, lo Stato ha vinto e la mafia ha perso. Senza più tornare ai fasti sanguinosi del tempo delle stragi. Anche questo proverebbe che certi comportamenti di vent’anni fa avevano buone ragioni; non «di Stato», bensì di salvaguardia delle «persone in carne ed ossa» (…)


NOI CREDIAMO NELL'ITALIA

Noi crediamo nell’Italia e nel futuro del nostro Paese. Abbiamo voluto dare all’Italia un movimento politico dalle radici salde e dall’identità chiara. Già nel nome diciamo dove stiamo: nel centrodestra, dove siamo da sempre. Il nostro è un grande progetto che farà grande il centrodestra italiano! Non abbiamo nessun passato da cancellare e vogliamo scrivere, insieme a tutti i cittadini che chiedono un nuovo centrodestra e una politica più credibile, il futuro di questo Paese.

giovedì 13 febbraio 2014

A PORTO EMPEDOCLE I CIRCOLI NCD

Porto Empedocle, nascono i primi circoli Ncd

Porto Empedocle, nascono i primi circoli Ncd
Porto Empedocle, nascono i primi circoli Ncd

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ll partito del ministro dell'Interno Angelino Alfano si sta organizzando anche a Porto Empedocle. Negli ultimi giorni si sono registrate numerose adesioni al movimento politico di centrodestra, che  per  la prima volta si organizza nella città marinara. In questa prima fase a farsi promotore della nascita e crescita del Ncd è Luigi Troja, presidente del Consiglio comunale di Porto Empedocle.
Fra le principali adesioni si segnala la nascita di diversi circoli territoriali di Ncd vicini alle idee di Angelino Alfano. Soddisfazione per la rapida crescita del partito a Porto  Empedocle esprimono il senatore Giuseppe Marinello e il deputato regionale Vincenzo Fontana.
Marinello, in particolare afferma: “A Porto Empedocle abbiamo affidato il partito a persone perbene, serie e preparate. La nostra classe dirigente è composta da persone qualificate come il presidente Troja, che saprà costruire e realizzare il progetto politico che Angelino Alfano porta avanti”.



domenica 9 febbraio 2014

IL COMITATO NAZIONALE GALOPPO RINGRAZIA IL SENATORE MARINELLO

La delega fiscale, che dopo l’approvazione del Senato è tornata alla Camera in seconda lettura, continua a tenere banco nella discussione degli operatori ippici. Il presidente del Coordinamento Ippodromi, Attilio D’Alesio, ritorna sulla questione: “Continuiamo a leggere vari comunicati che commentano quanto deciso dalla Commissione Finanze del Senato nella delega fiscale ora passata all'esame della Camera e nella quale è stato accolto l'emendamento presentato dal senatore Giuseppe Marinello. Il ' leitmotiv’ di questi interventi è: il Parlamento ha approvato il testo di Lega ippica presentato nel dicembre 2012. Lo statuto è già pronto. L’imprenditorialità sarà il nuovo che avanza e lo Stato non dovrà più né gestire nè finanziare il settore. L’ippica sarà privatizzata. Il Parlamento gli ha solo cambiato il nome in Unione Ippica ma è uguale. Come se il Parlamento avesse così tanto tempo da perdere da dedicarsi a cambiare il nome per lasciare tutto uguale. Nel frattempo molti parlamentari si stanno finalmente impegnando per il rilancio della nostra ippica, anche Sel, e in tal senso va l’emendamento accolto dalla commissione finanze sopra ricordato e le dichiarazioni del vice Ministro Casero e di Paolo Russo (Pdl) che spiega benissimo la situazione ippica: “melanconica ed improduttiva” e prefigura un grande lavoro e tempi lunghi oltre ad una partecipazione attiva della filiera in questa fase statalizzata dell'ippica in attesa di giungere ad un testo condiviso di riforma. Un testo appunto condiviso tra i parlamentari coinvolti appartenenti peraltro a tutti i partiti presenti in Parlamento e la filiera ippica. Questo è il lavoro che ci attende nei prossimi mesi”.Il comitato nazionale Galoppo si aggiunge al plauso generale per il disegno di legge delega al Governo in materia fiscale licenziato dal Senato, in particolare per le disposizioni relative al rilancio dell’ippica. L’associazione sottolinea gli interventi del senatore e presidente della Commissione Ambiente Giuseppe Marinello, della senatrice Loredana De Petris e del vice ministro dell’Economia Luigi Casero perché “consentono di proseguire nella ricerca di una soluzione della governance partendo da basi di equa rappresentanza e del riconoscimento del ruolo delle categorie portanti del settore e delle loro associazioni”

giovedì 6 febbraio 2014

RIFIUTI: RIPRENDONO LE AUDIZIONI

RIFIUTI/ Orlando, Zingaretti e Marino convocati in Commissione Senato


La situazione rifiuti a Roma, le condizioni della discarica di Malagrotta, i danni e lo sversamento di idrocarburi provocati dall’alluvione dei giorni scorsi. Arrivano nell’aula della commissione Ambiente del Senato, presieduta da Giuseppe Marinello.
Secondo quanto apprende Omniroma, sono stati convocati in audizione formale per la prossima settimana il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando, il presidente della Regione Nicola Zingaretti, il sindaco Ignazio Marino e il presidente e ad di Ama Daniele Fortini. Quest’ultimo sarà sentito dalla commissione già martedì 11 febbraio alle 14. Per la calenderizzazione delle audizioni di Orlando, Zingaretti e Marino la commissione sarebbe in attesa di risposta.
I temi che saranno affrontati, con ogni probabilità, saranno connessi alla situazione rifiuti nella Capitale e ai danni provocati dal maltempo.

FALSI MEDICI E DENTISTI: FINO A DUE ANNI DI CARCERE

I falsi medici o i dentisti che esercitano abusivamente la professione rischiano il carcere fino a due anni e la confisca delle attrezzature. E analogo rischio corrono gli eventuali assistenti. La situazione si aggrava se il consenso del paziente stato ottenuto con artifici o raggiri.
Ma se da questa attività illegale derivano poi la morte di una persona o lesioni personali a qualcuno, andranno applicate ovviamente le norme previste dal codice penale: ciò in caso di morte del paziente la pena sarà fino a 18 anni di reclusione e in presenza di lesioni fino a 12.
 A stabilirlo un disegno di legge, primo firmatario Giuseppe Marinello (Ncd), approvato oggi dalla commissione Giustizia del Senato.
"Nel testo del provvedimento - spiega il relatore Gabriele Albertini (PI) - si prevedeva anche la confisca dell'immobile in cui veniva esercitata la professione, ma su questo punto abbiamo deciso di spostare il confronto in Aula per valutare meglio come formulare la norma. L'immobile, infatti, potrebbe essere in
affitto o di proprietà.
La legge attualmente in vigore prevede, invece, che chi esercita abusivamente una professione per la quale richiesta una speciale abilitazione dello Stato punito con la reclusione "fino a sei mesi o con la multa da 103 euro a 516 euro".
I componenti della commissione presieduta da Francesco Nitto Palma hanno deciso di sciogliere in Aula anche il nodo dell'entitdelle multe. Nella versione originaria del disegno di legge la multa, infatti, varia da 10.329 ai 51.646 euro. Ma potrebbe anche diminuire o aumentare. Un'intesa sul punto non stata ancora raggiunta.

TERRA DEI FUOCHI: SERVONO MISURE PER LE AZIENDE

Terra dei Fuochi: Marinello, ok dl ma ora servono misure per aziende

''Abbiamo dato una grande risposta a un problema serio avvertito da un'intera popolazione. Visti i tempi purtroppo il testo del decreto legge approvato oggi manca di alcune modifiche migliorative come ad esempio l'individuazione di misure compensative in favore delle aziende agricole i cui terreni saranno destinati a colture no food, cosi' come la maggior definizione dei compiti dell'esercito e una piu' precisa definizione dell'attivita' di coordinamento tra le Forze dell'Ordine: questo sara' il secondo passo per intervenire sulla Terra dei Fuochi, ci lavoreremo nel prossimo strumento legislativo.''. Lo ha dichiarato il presidente della commissione Ambiente del Senato Giuseppe Marinello commentando l'approvazione del decreto legge sulla ''Terra dei fuochi''. ''Quando a ottobre scorso guidai la commissione Ambiente del Senato in un sopralluogo nei terreni inquinati al confine tra Napoli e Caserta, incontrai un gruppo di studenti e i comitati locali di cittadini prendendo l'impegno che avremmo fatto tutto il possibile per intervenire sul problema: promessa mantenuta'' ha concluso il presidente Marinello.

mercoledì 5 febbraio 2014

SULL'IPPICA TROPPI ERRORI

Delega fiscale, Marinello (Ncd): 

su ippica troppi errori


Con l'istituzione della Lega ippica italiana si compie una serie di errori. Lo ha detto Giuseppe Marinello (Ncd) intervenendo in Aula durante la votazione degli emendamenti alla delega fiscale. "L'errore principale - ha detto il senatore - è che un comparto importantissimo, che dà da vivere a 500mila lavoratori, viene destrutturato e sottratto alla sorveglianza pubblica". Inoltre, ha proseguito Marinello, viene "creata una struttura dalla incerta rappresentatività: non si fa infatti riferimento alle associazioni che hanno reale rappresentatività". L'esponente del Nuovo Centrodestra aveva presentato due emendamenti all'assemblea per istituire l'Unione ippica italiana - anziché la Lega - che fosse "sottoposta alla vigilanza e al controllo del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali" ma sono stati dichiarati improcedibili dalla commissione Bilancio: "Sono finiti sotto la mannaia dell'articolo 81" ha commentato. 

Marinello critica il fatto che con quanto prevede la delega fiscale un "settore così delicato" presenta un "conflitto di interessi ben preciso perché è controllore e controllato contemporaneamente". Il provvedimento è poi "carente dal punto di vista della strutturazione economica: è pura follia che la Lega si alimenti solo con la categoria". "Bisogna rivedere il sistema delle scommesse e stabilire un principio - ha concluso -: se l'ippica deve sopravvivere ed essere rilanciata, come è avvenuto in Francia, allora il sistema attinga una quota dal gioco sportivo complessivo; altrimenti il governo si assuma la responsabilità e ponga la pietra tombale" sull'ippica.

http://www.ilvelino.it/it/article/2014/02/04/delega-fiscale-marinello-ncd-su-ippica-troppi-errori/cc1ab719-5cf8-4a48-bfaf-bb96bdb5bec3/

MEDAGLIA AL MERITO DIPLOMATICO CONFERITAMI DALLA REPUBBLICA DI TAIWAN

Sono fiero e orgoglioso di condividere con voi questa gioia.  Medaglia al merito diplomatico conferitami dal Ministro degli Affari Esteri...