mercoledì 1 marzo 2017

PRESENTATA MOZIONE: SOSPENDERE I BANDI DELL'UNAR.



Atto n. 1-00735

Pubblicato il 28 febbraio 2017, nella seduta n. 772
in applicazione della direttiva 2000/43/CE del Consiglio dell'Unione europea, il decreto legislativo n. 215 del 2003 ha dato attuazione nel nostro ordinamento al "principio della parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica"; a tal fine, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 dicembre 2003, è stato costituito, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, l'UNAR, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, che deve garantire "parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza e l'origine etnica”. L'ufficio, secondo il decreto, deve operare "in piena autonomia di giudizio e in condizioni di imparzialità"; ai sensi dell'articolo 16 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 1° ottobre 2012, l'UNAR è incardinato presso il Dipartimento per le pari opportunità;
a seguito del programma promosso dal Consiglio d'Europa "Combattere le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere", per l'attuazione e l'implementazione della raccomandazione del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa CM/REC(2010)5, il 30 aprile 2013 il Ministro del lavoro e delle politiche sociali del Governo Monti con delega alle pari opportunità, Elsa Fornero, ha presentato la "Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere (2013-2015)";
il documento europeo contempla, in particolare, uno specifico punto strategico (4.1. "Asse educazione e istruzione") per proporre nelle scuole iniziative volte a consentire agli alunni l'elaborazione del processo di accettazione del proprio orientamento sessuale e della propria identità di genere;
la strategia nazionale è stata predisposta e coordinata dall'UNAR, avvalendosi di un gruppo nazionale di lavoro nominato con decreto direttoriale del 20 novembre 2012 e costituito principalmente da 29 associazioni omosessuali. In diversi atti di sindacato ispettivo, sono state a suo tempo osservate sia l'indebita estensione delle attività dell'UNAR, sia l'applicazione esorbitante ed unilaterale del principio di “autonomia”, sia la violazione del principio di “imparzialità” da parte dell'UNAR stesso. Come è evidente dalla lettura del decreto, nessuna associazione familiare o associazione professionale dei docenti è stata coinvolta;
a giudizio dei proponenti, queste “alterazioni genetiche” delle finalità originarie dell'UNAR si sono dimostrate prodromiche di quanto accaduto nel corso degli anni tra il 2013 e il 2017. In ciascuno dei casi che seguono, l'UNAR ha talmente debordato dai propri ambiti operativi da assurgere all'evidenza mediatica, generando peraltro inutili polemiche politiche;
il 13 dicembre 2013 l'UNAR ha pubblicato sul sito della Presidenza del Consiglio dei ministri il decalogo "Comunicare senza pregiudizi. Linee guida per i giornalisti italiani in materia di omofobia e transfobia", un documento senza precedenti, salvo che non si risalga al tempo delle "veline" del Ministero della cultura popolare in epoca fascista (Minculpop), nel quale si proponevano 10 obblighi posti in carico della stampa quando si tratta di argomenti LGBT
ad esempio, quando nelle trasmissioni radiotelevisive si parla di queste tematiche, il contradditorio non è necessario; 
è vietato parlare di "utero in affitto", espressione "dispregiativa" da sostituire con "gestazione di sostegno"; 
è vietato parlare di "matrimonio gay" da sostituire con "matrimonio tra persone dello stesso sesso"; 
è vietato fotografare l'esibizionismo durante le manifestazioni "gay pride"
è necessario usare "particolare attenzione nella titolazione"; per fare un esempio, se un vescovo si dichiara contrario al "matrimonio" omosessuale, il titolo dovrebbe essere "Fedeli scandalizzati dal discorso omofobo del vescovo" e non "Il vescovo ricorda: la Chiesa non accetta il matrimonio omosessuale"; 
se un transessuale si sente donna il giornalista deve scrivere "la trans" e non "il trans"; 
questi sono solo alcuni dei "consigli " volti a non urtare le diverse sensibilità presenti nella fasce perbeniste della popolazione italiana;
nei primi mesi del 2014 è esplosa la polemica sulla pubblicazione di tre opuscoli dal titolo "Educare alla diversità a scuola", redatti a cura dell'UNAR, con il consueto gruppo di associazioni omosessuali e la collaborazione dell'istituto "Beck", nel cui sito, nella parte che riguarda l'omofobia, sono contenuti pesanti giudizi sulla religione cattolica e sul ruolo educativo della chiesa nella società. Il 16 febbraio il vice ministro pro tempore del lavoro e delle politiche sociali Maria Cecilia Guerra, con delega alle pari opportunità, ha dichiarato che "quel materiale didattico è stato realizzato senza che io ne fossi informata e senza nessun accordo con il MIUR" ed ha aggiunto che è stato l'UNAR ad autorizzare la diffusione dello stesso materiale (con il logo del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri) "senza che il direttore De Giorgi me ne desse alcuna informazione, né che io fossi a conoscenza degli esiti della ricerca, di cui del resto ignoravo addirittura l'esistenza". Anche il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca escludeva di essere stato messo a conoscenza dell'iniziativa UNAR. Dopo le polemiche, gli opuscoli sono stati ritirati. La spesa per la stampa di questi opuscoli, divenuti inutili, è stata di circa 30.000 euro;
a partire dal gennaio 2014, l'UNAR ha avviato una seria di comunicazioni alla stampa, dichiarando che, "nell'ambito delle attività di monitoraggio, prevenzione e contrasto delle discriminazioni di tipo etnico-razziale o religioso, oppure basate su condizioni personali quali la disabilità, l'orientamento sessuale e identità di genere, l'età o le convinzioni personali, ovvero di genere", si stava effettuando uno screening di quanto viene pubblicato dalla stampa (articoli, lettere, opinioni, editoriali, eccetera). Tale attività si risolveva nell'invio di schede, anche queste, ad avviso dei proponenti, modellate sulle "veline" del Minculpop, in cui sinteticamente sono elencati gli articoli in cui si ravvisano rilievi di tipo discriminatorio o comunque non corretti in base alla normativa comunitaria ed italiana vigenti ovvero alle regole deontologiche della professione giornalistica;
il culmine di tale attività si è raggiunto a fine agosto 2015, quando il direttore dell'UNAR Marco De Giorgi, travalicando i suoi poteri, ha inviato all'on. Meloni una lettera di censura, nella quale l'ha invitata a "voler considerare per il futuro l'opportunità di trasmettere alla collettività messaggi di diverso tenore", per aver espresso la propria preoccupazione riguardo al collegamento tra il massiccio afflusso di profughi e clandestini e i pericoli derivanti dalla diffusione del fondamentalismo islamico. Il Governo Renzi ha proceduto finalmente alla rimozione del direttore;
da ultimo, il 19 febbraio 2017, il programma televisivo "Le Iene" ha mostrato con immagini inequivocabili che cosa avviene realmente nei locali dell'Associazione nazionale contro le discriminazioni da orientamento sessuale (ANDDOS), alla quale con bando UNAR del 4 novembre 2016 sono stati assegnati 55.000 euro su un totale di complessivi 999.274 euro, destinati a una serie di soggetti tra cui diverse associazioni Lgbt, quali Arcigay, Arcigay Roma, Arcilesbica Roma, Lista Lesbica italiana, MIT, Gay Center e altre. 
Secondo la trasmissione, presso l'ANDDOS avvengono vere e proprie orge e sono proposte prestazioni sessuali singole, multiple e a pagamento. Sempre secondo il citato servizio, Francesco Spano, direttore dell'UNAR, sarebbe socio della stessa associazione, con tessera del 18 marzo 2016, nonché legato alla stessa al punto da presenziare all'inaugurazione della nuova sede il 10 giugno 2016;
il 20 febbraio il direttore dell'UNAR si è dimesso, dichiarando “che si trattava di fondi non ancora erogati”: una giustificazione priva di fondamento e che non sta in piedi, poiché già altri fondi sono stati stanziati in precedenza con bandi simili. In quello che si definisce "arcipelago gay" si è gridato al complotto: secondo alcuni si tratta della “soffiata” di altre associazioni omosessuali, escluse dalla ripartizione dei fondi. È appena il caso di osservare che tali goffi tentativi di autodifesa finiscono con aggravare sia la vicenda, sia l'opinione che i cittadini si fanno del mondo omosessuale;
dalla lettura del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri istitutivo, risulta chiaro che l'UNAR ha funzioni di supporto per le altre amministrazioni, tramite raccolta di dati, inchieste, segnalazioni ed emissione di pareri, o di promozione dei principi di parità tramite apposite campagne rivolte al pubblico, previa autorizzazione dell'organo politico controllante; non ha invece poteri di intervento diretto attuabili di propria iniziativa: dal 2013 la sfera d'azione e i poteri decisori si sono ampliati al di là del dovuto e si sono instaurate prassi e modalità operative del tutto anomale;
costituisce prova di questa arbitraria autonomia decisionale la vicenda del circolo di cultura omosessuale "Mario Mieli", che fa parte del “gruppo di lavoro” utilizzato dall’UNAR in più occasioni, e composto da 29 associazioni del mondo omosessuale e che è, con tutta probabilità, finanziato tramite i bandi UNAR. 
Tale circolo si ispira e prende il nome dal “filosofo” omosessuale Mario Mieli, morto suicida a 30 anni. Costui scriveva nel 1977 nella sua opera principale "Elementi di critica omosessuale": «Noi, sì, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l'amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia, traumatizza, edu-castra, nega, calando sul suo erotismo la griglia edipica… La pederastia, invece "è una freccia di libidine scagliata verso il feto"» (capitolo I, 8). La pedofilia e la pederastia sono intrecciate e dunque parte essenziale del pensiero di Mario Mieli, all'interno di un quadro dove, così come l'omosessualità e gli altri comportamenti, non costituiscono condotte da tollerare o da comprendere, ma un aspetto indispensabile all'emancipazione dell'individuo e della società; se si tolgono questi assunti dall'opera del "filosofo" scomparso a giudizio dei proponenti non resta quasi nulla;
la pericolosità di questa impostazione culturale di base del circolo Mario Mieli è stata fatta presente in più atti di sindacato ispettivo al Governo. Nel rispondere sulla questione (Aula Senato 3 dicembre 2015) all'interpellanza il sottosegretario di Stato per l'interno Bocci ha dichiarato che: "a prescindere da quanto sostenuto da Mario Mieli in alcuni passaggi delle proprie opere, il circolo culturale si è sempre caratterizzato per attività volta all'affermazione della tutela dei diritti civili, non è mai stato coinvolto in casi di pedofilia, né risulta aver sostenuto la liceità di pratiche di tal genere";
correttamente è stato osservato che, trattandosi non di aforismi sparsi, ma di una costruzione culturale e ideologica complessa e coordinata, gli scritti di Mario Mieli vanno respinti in blocco o altrimenti devono ritenersi accettati in blocco da coloro che vi si ispirano. Esiste un “principio di precauzione” che viene regolarmente utilizzato dai Governi su questioni di tale delicatezza, proprio per evitare che successivamente si debba constatare che l'irreparabile è già accaduto;
peraltro, il circolo Mario Mieli è intervenuto anche in questi giorni dichiarando che: “l'attacco delle Iene (…) è un attacco a ciascuno di noi”, e chiedendo contestualmente di non bloccare i fondi UNAR alle associazioni;
nel rispondere ad atti di sindacato ispettivo sull'origine e sull'entità degli oneri per il funzionamento e per l'attività dell'UNAR, il Governo ha risposto che: "le risorse relative al funzionamento dell'UNAR, comprese iniziative di sensibilizzazione, pubblicazioni, indagini e bandi pubblici, sono quantificate in via ordinaria nel limite massimo di spesa annuo di 2.035.357 euro [per il 2014], derivanti dal Fondo di rotazione per l'attuazione delle politiche comunitarie, in ragione dell'esecuzione della direttiva 2000/43/CE" (sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Scalfarotto presso l'Aula della Camera il 12 settembre 2014 all'interpellanza 2-00661) e che "La programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali e di investimento europei (...) pone in particolare risalto il principio del contrasto delle discriminazioni e della promozione delle pari opportunità (…) prevede l'attuazione del principio di contrasto e prevenzione di qualsiasi forma di discriminazione fondata su sesso, razza o origine etnica, religione o convinzioni personali, disabilità, età o orientamento sessuale, sia attraverso un approccio di mainstreaming trasversale, sia attraverso la previsione di azioni positive di supporto ai cosiddetti target vulnerabili" (sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Delrio, il 24 dicembre 2014, in risposta all'interrogazione 4-02539 del sen. Lo Giudice);
a giudizio dei proponenti, tale “modello di copertura economica”, del tutto labile e assolutamente distante da quella che dovrebbe essere una reale autorizzazione di spesa e un'effettiva imputazione contabile, deve ritenersi parte essenziale nelle degenerazioni esposte. Tramite “l'approccio di mainstreaming trasversale” e“azioni positive” non meglio definite, l'UNAR ha obiettivamente sperperato risorse che potevano essere meglio utilizzate, confidando nella sua “autonomia di giudizio”;
d'altro canto, arginare la degenerazione della spesa a livello centrale, non esclude che tali rischi non continuino a persistere in sede locale. Ne è prova, anche in questo caso, una vicenda assurta all'evidenza mediatica e alla cronaca politica: sul profilo "Facebook" del “Cassero LGBT center” nel marzo 2015 è stata pubblicata, con l'intestazione "Venerdì credici - le foto -notte blasfema e scaramantica”, una serie di foto che ritraevano persone in atteggiamenti osceni e pesantemente offensivi della religione cattolica, ben oltre il limite della blasfemia tollerabile e del cattivo gusto. Il centro Cassero era finanziato con soldi pubblici dal Comune di Bologna, di conseguenza i cittadini bolognesi hanno finanziato oscenità e blasfemia. Solo un'inchiesta giudiziaria ed un'azione politica insistente hanno ottenuto che i finanziamenti comunali, per ora, siano cessati. Ma non è detto che non riprendano, se non si introducono norme adeguate per il controllo dei trasferimenti pubblici ad associazioni di siffatta natura;
si osserva che i soggetti autori, a livello sia nazionale che locale, delle imprese evidenziate sono gli stessi che poi chiedono di sopprimere convenzioni o di tagliare i finanziamenti a istituzioni religiose cattoliche, per aver denunciato o ostacolato l'accesso della “teoria del gender” nelle nostre scuole, travestita da “lotta al bullismo” o “contrasto al femminicidio” e dichiarata pericolosa dallo stesso papa Francesco o anche solo per aver organizzato degli incontri sulla famiglia tradizionale;
in conclusione, si osserva come un ufficio nazionale antidiscriminazioni debba attentamente e obiettivamente valutare questi comportamenti a 360 gradi e a tutela di tutti; in sostanza, un ufficio antidiscriminazioni non può trasformarsi in un ufficio a tutela degli omosessuali; questa è palesemente una discriminazione inversa. Un ufficio con tali compiti dovrebbe agire ogniqualvolta si ravvisa una discriminazione, a tutela degli interessati, siano essi atei, ebrei, cristiani, musulmani, eterosessuali, omosessuali, bambini, uomini, donne, o delle più disparate etnie presenti al mondo. Analizzando le azioni messe in atto dall'UNAR ci si trova, ad avviso dei proponenti, dinanzi ad una distorsione consapevole delle finalità pubbliche per le quali era stato originariamente costituito,
impegna il Governo:
1) a sospendere i bandi dell'UNAR, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, per la concessione di finanziamenti a soggetti esterni, nonché qualsiasi altro finanziamento a soggetti estranei alla pubblica amministrazione, nonché a presentare uno specifico disegno di legge di riforma dell'organismo che dovrà dare attuazione agli obblighi previsti dalla direttiva 2000/43/CE del Consiglio dell'Unione europea sulla parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall'origine etnica;
2) ad introdurre disposizioni che vincolino le erogazioni dell'UNAR a rigide procedure di verifica della qualificazione degli organismi finanziati, nonché dei programmi da svolgere e della loro rendicontazione;
3) ad intraprendere un'indagine sulle modalità di spesa dei fondi già erogati dall'UNAR, avviando, ove occorre, le attività di recupero delle somme che non risultino spese per gli obiettivi programmati e le conseguenti azioni per danno erariale;
4) a prevedere che tali procedure e verifiche siano estese alle analoghe attività esercitate dagli enti pubblici ed in particolare dagli enti territoriali.
Atto n. 1-00735

Pubblicato il 28 febbraio 2017, nella seduta n. 772

MARINELLO , CONTE , DI GIACOMO , FORMIGONI , TORRISI , COLUCCI , MANCUSO , AIELLO , BILARDI , ROSSI Luciano

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.

MEDAGLIA AL MERITO DIPLOMATICO CONFERITAMI DALLA REPUBBLICA DI TAIWAN

Sono fiero e orgoglioso di condividere con voi questa gioia.  Medaglia al merito diplomatico conferitami dal Ministro degli Affari Esteri...